venerdì 15 giugno 2012

I paradossi della Democrazia

Salve a tutti.
Con l'inizio delle vacanze estive ho avuto modo di leggere il Breviario di Karl Popper, famoso filosofo ed epistemologo del '900.
Tra le tante cose che mi hanno interessato, una, che si collega al post della scorsa settimana, mi ha colpito particolarmente.
Buona lettura!

"Il cosiddetto paradosso della libertà è l'argomento per cui la libertà, nel senso dell'assenza di qualsiasi controllo restrittivo, deve portare a un'enorme restrizione, perchè rende i prepotenti liberi di schiavizzare i mansueti. Questa idea, in una forma un po' diversa e con una tendenza del tutto diversa, è chiaramente espressa da Platone.
Meno noto è invece il paradosso della tolleranza: la tolleranza illimitata deve portare alla scomparsa della tolleranza. Se estendiamo l'illimitata tolleranza anche a coloro che sono intolleranti, se non siamo disposti a difendere una società tollerante contro l'attacco degli intolleranti, allora i tolleranti saranno distrutti, e la tolleranza con essi. In questa formulazione, io non implico, per esempio, che si debbano sempre sopprimere le manifestazioni delle filosofie intolleranti; finchè possiamocontrastarle con argomenti razionali e farle tenere sotto controllo dall'opinione pubblica, la soppressione sarebbe certamente la meno saggia delle decisioni. ma dobbiamo proclamare il diritto di sopprimerle, se necessario, anche con la forza; perchè può facilmente avvenire che esse non siano disposte a incontrarci a livello dell'argomentazione razionale, ma pretendano ripudiare ogni argomentazione; esse possono vietare ai loro seguaci di prestare ascolto all'argomentazione razionale, perchè considerata ingannevole, e invitarli a rispondere agli argomenti con l'uso dei pugni o delle pistole.
Noi dovremmo quindi proclamare, in nome della tolleranza, il diritto di non tollerare gli intolleranti.
Dovremmo insomma proclamare che ogni movimento che predica l'intolleranza si pone fuori legge e dovremmo considerare come crimini l'incitamento all'intolleranza e alla persecuzione, allo stesso modo che consideriamo un crimine l'incitamento all'assassinio, al ratto o al rispristino del commercio di schiavi."
Capitolo XII, pag.155


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