Ronald Reagan, presidente degli Stati Uniti tra il 1981 e il 1989 e uno dei più grandi sostenitori della supply-side economics (per capirci quella opposta alle teorie keynesiane) è morto il 5 giugno del 2004, dopo aver sofferto per circa un decennio di alzheimer.
Margerita Tatcher, controverso primo ministro britannico per ben 11 anni (1979-1990) e soprannominata Iron Lady per le misure draconiane delle sue politiche volte a privatizzari interi settori dell'economia della Gran Bretagna, è morta ieri a Londra a 87 anni e i suoi funerali saranno celebrati il 17 aprile.
Ma che cosa è rimasto delle due "anime gemelle" degli anni '80?
Semplice: l'ultraliberismo.
Quel complesso di idee e convinzioni più o meno ideologizzate secondo le quali l'intervento dello Stato nell'economia di una nazione è dannoso e controproducente, secondo cui, per creare nuova ricchezza, è giusto che si incrementino le diseguaglianze sociali (oltre che economiche), e dove è giustificato, per ottenere questo risultato, ridurre al minimo il peso del Walfare State, tagliando in modo profondo i finanziamenti pubblici alla sanità, all'istruzione pubblica e ai sistemi di trasporto e meglio se nel frattempo si annichiliscono i sindacati (o Trade Unions in inghilterra)
E nonostante sia stato proprio questo pensiero unico imperante nelle moderne società occidentali (e non, come non citare brasile e giappone?) a farci avvolgere più volte nelle fredde spire della recessione e dei default, non siamo stati in grado di costruire un'alternativa che lo sostituisse.
Anzi, si è cercato di portare i valori fondanti del liberismo più sfrenato in seno alla sinistra (Blair e il New Labour in primis) e in molti casi questo tentativo ha avuto il solo risultato di demolire il già complesso rapporto tra tutte le sue anime riformiste o radicali.
Ma siamo convinti di non avere alternative al dominio del Dio-denaro?
Non ci conviene andare a rileggere, in "onore" della lady di ferro, l'opera "Teoria generale dell'occupazione, dell'interesse e della moneta"?
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